Narcisismo patologico nella coppia: ecco come affrontarlo

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L’amore non è questione di cuore ma di testa. E il nostro cervello non si è evoluto per renderci felici ma semplicemente per assicurarci la migliore sopravvivenza. Indipendentemente dalla specie di appartenenza, il mandato inconsapevole e innato di ogni organismo vivente è quello di trasmettere il più possibile nel futuro i propri geni e le proprie caratteristiche. Attrazione e passione sono l’espressione di tutti quei comportamenti, emozioni e parametri di scelta del partner che nel corso della nostra evoluzione si sono selezionati e ancorati alla nostra dotazione genetica poiché meglio di altri hanno garantito il “successo riproduttivo”.

E così – a prescindere dal desiderio o dalla possibilità di procreazione – la scelta di un partner inconsciamente ricadrà sulla persona che meglio potrebbe garantire proprio questo “successo” sulla base di età, bellezza, stato di salute, sicurezza di sé, ricchezza e potere, somiglianza fisica tra partner, proporzione cm vita/fianchi pari a 0.7, carattere opposto e complementare, occhi, bocca, odore e così via.

Attrazione e passione sono una scintilla che innesca il fuoco dell’amore ma non sono sufficienti ad alimentarlo in modo duraturo. La tenuta di una coppia e ciò che chiamiamo amore dipenderanno, invece, dalla capacità e dal desiderio di fondere gli orizzonti individuali in un progetto comune e condiviso di lunga durata. Progetto che richiede impegno, motivazione e disciplina da parte di entrambi i partner. Non fortuna o scorciatoie ma sacrificio e determinazione per individuare e raggiungere insieme ciò che si desidera. Essere veramente in una relazione richiede la capacità di accettare e sapere elaborare la frustrazione derivante da una condizione in cui l’Io avrà lasciato buona parte dello spazio ai bisogni del Noi.

Quando finisce una relazione ricorre spesso il tema del narcisismo maligno, del gosthing o di altri più o meno anomali comportamenti. Se da una parte l’amore di coppia è un progetto lungo che prevede anche sacrificio, dall’altra oggi sono disponibili possibilità molteplici, rapide, genetiche, naturali o sintetiche, di assicurarsi la gratificazione dei propri bisogni, indipendentemente dalla coppia. Mettersi in gioco, allora, sobbarcandosi la faticosità e il rischio di una progettualità di transizione dall’Io al Noi potrebbe svuotarsi di senso e significato.

Meglio risparmiare energie e non avventurarsi oltre la gratificante ebbrezza regalata dal coup de foudre, che diviene l’essenza della relazione. E così si annaffiano le ombre con l’illusione che crescano rigogliose le piante.

Un narcisista patologico non ama l’altro ma lo usa, e chi fa gosthing – scomparendo in tutti i sensi all’improvviso dalla coppia – non è mai entrato realmente nella relazione. Ma queste, per quanto non infrequenti, sono situazioni limite e con caratteristiche rapidamente individuabili in una coppia. Il buongiorno si vede dal mattino, se non ci si ostina a chiudere le persiane. Sarebbe più utile non guardare unicamente ai possibili tratti patologici dell’altro per giustificare il fallimento di una relazione. Il narcisismo non è solo quello maligno del disturbo di personalità. Siamo tutti fisiologicamente (perché consapevoli) narcisisti. Tutti vulnerabili alla frustrazione ed evoluzionisticamente programmati per sopravvivere al meglio con il minor sforzo e il minimo rischio.

Tanto per la felicità ci sono poi le pillole. Lasciamo stare le diagnosi e concentriamoci allora su di noi. Interroghiamoci su come stiamo, su cosa diamo e chiediamo alla coppia. Apprendiamo dalle esperienze vissute e utilizziamole per capire come risolvere in futuro il problema dei voli d’amore mai spiccati perché forse, per comodità o paura, non ci si è mai veramente messi in gioco. Quale progetto di coppia stai condividendo? L’amore vero, progettuale e corrisposto, farà anche soffrire ma di certo non fa ammalare.

Emanuele Caroppo